Secula seculorum: la verità vi renderà liberi

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Questo scritto non ha alcuna pretesa, se non quella di raccontare fatti storici che hanno bisogno di una continua divulgazione per evitare che cadano nell’oblio o che peggio ancora si ripetano. La verità rende liberi insegna il vangelo attribuito a Giovanni, ma spesso la verità viene manipolata, a volte taciuta e quasi sempre fraintesa.

In questa occasione parleremo di religione, ma non di fede, anche se sarebbe meglio dire di “istituzione religiosa”. La distinzione tra le due cose, nella propria intima vocazione, la lasceremo fare al lettore attento che sicuramente avrà maggiore conoscenza di chi vi scrive.

Parleremo dell’istituzione cattolica e di come nei secoli ha dato cattivi esempi con uomini avidi, venali assassini e con atti degni d’essere chiamati pogrom.

Molti hanno parlato dell’ingiustizie commesse dai cattolici nello scorrere dei secoli, uno tra tutto Voltaire nel suo Trattato sulla tolleranza dove indica che spesso gli intolleranti erano proprio colore che parlavano di pace e amore e di dio.

Storicamente è risaputo che i cattolici dal momento che diventarono religio (ovvero, quando il loro culto venne socialmente accettato) e poi religione imperiale non persero un attimo dal passare da perseguitati al ruolo di persecutori. Questo direbbe già molto in ambito di potere, posizione politica e principi religiosi in nome di Dio, ma si sa: il potere logora chi ce l’ha e chi non ce l’ha.

Da allora le barbarie non si fermarono più e sono state innumerevoli, come l’uccisione brutale della prima filosofa della storia, Ipazia d’Alessandria; il massacro degli albigesi in Linguadoca nel XIII sec.; l’uccisione sul rogo del teologo boemo Jan Hus nel 1415; la strage degli ugonotti a Parigi il 24 agosto 1572 nella famosissima notte di san Bartolomeo; l’uccisione al rogo di Giordano Bruno, le antiche Crociate, la lotta continua agli “infedeli”, alla libertà e alla vita stessa.

Vorrei ricordare un aneddoto che – ahinoi – rimase proverbiale talmente era grande l’aberrazione assassina. Nell’assedio contro i catari del 1209 nella cittadina di Béziers, l’arcivescovo, inquisitore e legato pontificio Arnaldo Amalric ordinò lo sterminio degli “eretici”, ma l’impresa non fu facile e gli venne fatto notare che non sarebbero stati capaci a distingue i cristiani dai catari. Ma Amalric fu diretto e deciso: “Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi.”

La storia è maestra di vita, e sarebbe un peccato non ricordare la non lontana concezione che il clero aveva dei diritti umani e perfino della libertà di pensiero, e lo faremo ricordando e citando una parte significativa della famosa enciclica del 1888 dal titolo emblematico, Libertas, di papa Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Pecci) che scrisse: “Non è assolutamente lecito invocare, difendere, concedere un’ibrida libertà di pensiero, di stampa, di parola, d’insegnamento o di culto come se fossero altrettanti diritti che la natura ha attribuito all’uomo.” In barba alla Rivoluzione francese… ai posteri l’ardua sentenza!

Ma adesso facciamo una bel salto in avanti. Siamo nel 1994, la data non è molto significativa, ma una brevissima dichiarazione sì. Andiamo per ordine. Proprio in quell’anno in Argentina viene arrestato un ex capitano delle SS, Erich Priebke, che al quotidiano sudamericano “Clarin” rilascia una dichiarazione: “Desidero ringraziare la Chiesa cattolica per il suo aiuto.” Un Capitano delle SS che ringrazia la Chiesa? E per cosa? La risposta a queste domande si trova su una “via” particolare, ovvero sulla Rat Line (La strada del topo). La Rat Line era un’organizzazione clandestina gestita da alti prelati del vaticano – ovviamente di corrente antisemita – che si adoperarono a fornire passaporti (nel caso di Priebke il passaporto della Croce Rossa) e via libera verso il Sudamerica quando le cose nella seconda guerra mondiale iniziavano a mettersi male per gli assassini nazionalsocialisti tedeschi. Furono migliaia i nazisti che ricevettero questo beneficio dalla Chiesa cattolica. Ecco svelato parte del silenzio papale di quegl’anni.

Il Vaticano è uno Stato politico a tutti gli effetti, ha delle leggi proprie, un territorio proprio, una lingua nazionale (il latino), un governatore indiscutibile e perfino una moneta nazionale propria, ma pur avendo un’identità definita (e qui viene il bello) costa allo Stato Italiano, si mormora, qualcosa l’anno come 9 miliardi di euro a vario titolo. Che si manifesta con l’8per mille che i cittadini italiani versano nelle sacre casse per la loro esistenza, l’esenzione dell’Ici per le loro attività commerciali e alberghiere, il finanziamenti alle scuole e alle cliniche private “cattoliche”, il pagamento quasi integrale dell’acqua nella Città del Vaticano, i privilegi doganali, la corresponsione dei cappellani militari, la scelta del Vaticano in totale autonomia degli insegnanti di religione che vengono pagati dallo Stato italiano. È risaputo che la Chiesa ha una forte passione per le opere terrene e tra queste, come abbiamo visto, non manca la passione per il denaro…nostrum! Senza che avvenga il minimo controllo finanziario da parte delle autorità.

Infine, un’altra cosa occorre dire, il Vaticano essendo, e ribadisco, uno Stato, adora occuparsi non spesso, ma sempre delle cose dello Stato italiano. Questa ingerenza è significativa, ma ormai fa parte del nostro costume, ma proviamo ad immaginare solo per un attimo che un nostro politico vada infilando il naso nelle faccende e nelle leggi d’oltralpe per esempio, cosa accadrebbe giustamente? Beh, come minimo sarebbe uno scossone diplomatico senza precedenti che potrebbe portare gravissime crisi politiche.

Meditiamo amici, meditiamo… perché tutto questo viene fatto in nome di Dio!

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